ANDIAMO: IL SIGNORE VIENE! (Mt 24,37)
Domenica 27 novembre 2016
27 novembre 2016 – 1^ domenica di Avvento/A
ANDIAMO: IL SIGNORE VIENE! (Mt 24,37)
riflessioni pluritematiche sul Vangelo della domenica                                             Â
A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano השרשי× הקדושי×
francescogaleone@libero.it/sayeretduvdevan@yahoo.it
La domenica dell’attesa e della vigilanza
Inizia l’Avvento, termine latino che significa camminare verso, tendere verso … L’avvento è tempo di strade. Con questo vangelo di Matteo inizia il tema della vigilanza. Davanti alla certezza del giudizio e all’incertezza del tempo, una sola cosa è possibile: vigilare. Il Signore verrà , come un ladro notturno, dal volto buio. Parole inquietanti ma il giudice che viene, è anche l’Amico, il Signore atteso, il Crocifisso risorto. Vigilare non è vivere spaventati di fronte ad una possibile disgrazia. Chi vede così Gesù, lo crede un essere pericoloso. Gesù non ha portato un messaggio di terrore, ma una buona notizia di gioia. Vivere vigilanti significa vivere, con onestà e responsabilità , nel luogo e nel lavoro nei quali ognuno si trova. Disgraziatamente, troviamo cristiani che sono preoccupati solo dell’osservanza religiosa e non della responsabilità professionale. Questo è la rovina del cristianesimo.
Vegliate!
Inizia un nuovo anno liturgico; la sua nota tipica è l’attesa: non la speranza di avere di più (espoir) ma di essere di più (espérance). Anche la vita del cristiano si svolge nel tempo civile (krònos), con le sue opere e i suoi giorni; la terra ruota attorno al sole secondo i grandi ritmi delle stagioni. Ma il tempo può essere vissuto anche in riferimento a Cristo, riempito della sua memoria: e allora abbiamo l’anno liturgico, che è la organizzazione cristiana del tempo (kairòs). Durante l’anno liturgico rappresentiamo (= rendiamo presenti) i misteri del Signore che ci hanno salvato. Se l’anno civile si chiude in se stesso come un cerchio, o si ripete come l’eterna clessidra, l’anno liturgico invece è come una spirale: ha un andamento elicoidale, per cui ogni anno celebriamo il Natale, la Pasqua … ma speriamo con una efficacia migliore. Vegliare come i soldati romani detti desiderantes che – riferisce Giulio Cesare – attendevano vegliando i compagni non ancora rientrati all’accampamento dopo la battaglia. Attendere, e allora ti accorgi della sofferenza che preme, della mano tesa, degli occhi che ti cercano e delle lacrime silenziose che vi tremano. E dei mille doni che i giorni recano, ti accorgi di quanta luce, di quanto Dio vive in noi: Il vostro male è di non rendervi conto di quanto siete belli (Dostojewski).
Come ai giorni di Noè …
Il mito del diluvio non è una minaccia perché noi viviamo angosciati, aspettando la fine del mondo. Cosa vuol dire l’evangelista con questa immagine? Come l’arca di Noè non ha preso tutti, ma solo chi si è accorto del disastro incombente, così nel regno di Dio vengono accolti solo quelli che cercano Dio. La salvezza proposta da Dio è per tutti, ma non è di tutti: bisogna scegliere la conversione. Quello che Gesù propone è vivere bene nel momento presente. E, se viviamo in questo modo, allora saremo sempre pronti per quando e come venga la fine. L’evangelista scrive si ammogliavano e si maritavano… quindi alimentarsi, sposarsi, sono azioni della normalità ordinaria della vita che però, avverte Gesù, rischiano di condurci alla sonnolenza. Lo senti che ad ogni pagina Gesù ripete: non vivere senza mistero! Ti prego: sotto il familiare scopri l’insolito, sotto il quotidiano osserva l’inspiegabile. Che ogni cosa che diciamo abituale, possa inquietarti (B. Brecht). Il vizio supremo della nostra epoca è di essere superficiale (R. Panikkar).
Allora due uomini saranno nel campo, uno sarà …
E qui c’è una traduzione che non rende. La traduzione della CEI è portato via e l’altro lasciato. Il verbo greco adoperato dall’evangelista è παÏαλαμβάνω (paralambano) che significa ‘prendere’ nel senso di accogliere. Lo troviamo all’inizio del vangelo di Matteo (1,20), quando l’angelo dice a Giuseppe non temere di prendere con te Maria. Quindi il senso non è sarà portato via, ma è un prendere per accogliere, per salvare. Non si tratta di un’immagine negativa (portato via), ma positiva (accolto per la salvezza). La nostra esperienza ci mostra come, pur vivendo le stesse esperienze, noi abbiamo reazioni diverse. Davanti a un evento, alcuni hanno perso la fede, mentre altri hanno riacquistato la fede. Uno sarà accolto e l’altro sarà portato via! I fatti della vita non sono univoci: tutto può diventare momento di grandezza come anche occasione di miseria. Episodi  che sconvolgono il vecchio ordine della Chiesa per alcuni diventano occasione di crisi, per altri motivo di ricerca e di scoperta.
Il sonno è un pericolo per la fede!
Letto questo Vangelo di cataclismi, dovremmo provare una santa inquietudine, un brivido, come quello che coglie certi animali alla vigilia di un terremoto. Sentiamo che non si tratta di una fantasia poetica o di una fiction mediatica, ma di una realtà vera, anche se futura. Ci meritiamo davvero il rimprovero del Cristo: Non siete riusciti a vegliare una sola ora! Ci sono molte forme di sonno. Una è quella di lasciarsi prendere dal vortice del tempo, con le sue suggestioni. E senza accorgercene, entriamo nel grande sonno della ragione e della fede! Il sonno genera mostri. Durante il sonno, la fantasia si sgancia dalla ragione, e finge mondi immaginari.
Dio non è come lo immagina la nostra fabulazione intellettuale, filosofica o teologica che sia. E come sarebbe possibile possedere Dio? Dio non è un concetto che può essere com-preso dalla nostra ragione dialettica. Dio è una persona, e una persona va attesa, ascoltata, accolta. Dio rimane sempre il trascendente, è Oltre e Altro. Dio non può essere mai posseduto, ma va sempre cercato! Il credente non possiede, ma attende, cioè tende verso una salvezza che viene da Dio. BUONA VITA!
PUNTO RIFLESSIVO:
La preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio (S. Agostino).