AMNESIA ECONOMICA IN EUROLANDIA
La crisi del 1929 cui fece seguito la Grande depressione, sconquassò fin dalle fondamenta il sistema economico statunitense, pur tuttavia le cure che seguirono furono rimedi peggiori del male.
La teoria economica liberista allora imperante negli States propose di risolvere il problema con forti tagli alla spesa, una sorta di austerity conclamata che, mentre da un lato riduceva il deficit e il debito pubblico, dall’altro incentivava la disoccupazione.  Â
Con il cambio della guardia alla Presidenza del colosso americano vi fu una radicale inversione di tendenza, si attinse, infatti, al credo statalista propugnato dal grande economista inglese John Maynard Keynes.
Il presidente di allora Roosevelt riuscì a salvare il Paese dal default, con massicci investimenti pubblici e con forti incentivi alle iniziative private, in tal modo si creò nuova occupazione con la conseguente crescita dei consumi.
I risultati furono immediatamente apprezzabili, la ripresa divenne tangibile a conferma della bontà della terapia, l’uscita dalle sabbie mobili della stagnazione era finalmente una realtà !
Da quanto detto è facilmente arguibile che in economia non vi sono assiomi, tutto deve essere contemperato alle esigenze del momento.
Vi deve, dunque, essere maggiore equilibrio tra liberismo e statalismo, vale a dire applicare a piccole dosi le restrizioni di spesa per evitare il blocco dello sviluppo e, a latere, in simultanea aprire i rubinetti del credito alle imprese.
Ci rendiamo conto che, l’insegnamento del passato, non ha fatto breccia nella maggior parte dei governanti dei paesi dell’Eurolandia, sono stati adottati dei farmaci sintomatici, degli inutili palliativi a mali seri, misconoscendo e disattendendo in toto i precetti del passato.   Â
Ci auguriamo, in conclusione, che queste frequenti amnesie economiche non abbiano più a ripetersi, invocando una più attenta vigilanza alla cosa pubblica e un invito a rifuggire dall’applicare ricette univoche, nel supremo interesse dei cittadini del mondo.