ZANZIBAR DA VIVERE.
DI VINCENZO POZZUOLI E MARIA FRANCESCA SCANU, INVIATI SPECIALI.
Sono le maree qui a dettare i ritmi della giornata…
Appena l’acqua comincia a ritrarsi e lasciare spazio alla sabbia bianca, subito la spiaggia si popola di donne, uomini, bambini. I pescatori trascinano le reti ricolme di guizzi luccicanti, le trasportano a riva, riempiono padelle e secchielli, recipienti, mani, che vanno a finire direttamente nelle umili case di questo villaggio di pietre mangiate dalla salsedine e dal tempo. Le donne velate raccolgono le alghe, le sistemano in grossi sacchi, se le caricano sul capo. I bambini fanno i bambini. Quelli fortunati, che sanno come si fa. Non sempre è così.
È un buon posto, questo, per schiarire la mente. Un buon posto per togliere un po’ di polvere dagli zaini, dai pensieri, per far decantare un po’ di questa Africa…
Per pensare: all’ Uganda, enorme giardino tropicale, bellezza inebriante, povertà disumana; al Rwanda, paese rinato dalle sue ceneri dopo aver vissuto l’Inferno del genocidio.
È un buon posto, questo, per riflettere. In questa casa cullata dal vento e dalle onde, radici nella sabbia, sguardo nell’azzurro.
Seguendo un filo rosso ideale, o forse una strada costeggiata da grandiosi alberi di mango. Da Ujiji, sul Tanganika, il Congo davanti agli occhi, dove Stanley finalmente poté pronunciare l’ agognata frase: ” Doctor Livingstone, I presume.” Seguendo quelle carovane che dal cuore di tenebra arrivavano sino all’ Oceano Indiano, trasportando spezie, avorio, schiavi. Passando per Tabora, Dodoma, Dar es Salaam, e giungere sino a qui.
È un buon posto
APRILE 2016