“I viaggi veri conducono non più lontano ma più vicino“ – Paolo Borsoni
“I viaggi veri conducono non più lontano ma più vicino“  - Paolo Borsoni
Lietocolle Editore  – 82 poesie – gennaio 2014 –  euro 14 –                155 pagine
(fino alla fine di febbraio il libro può essere ordinato con lo sconto e spedizione gratuita direttamente all’editore   http://www.lietocolle.info/it/anteprime_editoriali_1.html      Â
redazionelietocolle@libero.it – tel 0314479280)
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La raccolta presenta una selezione di testi poetici che hanno avuto riconoscimenti nei premi letterari (“Alpi Apuaneâ€, “Rocco Scotellaroâ€, “Roberto Fertonaniâ€, “Terziere di Cittavecchiaâ€, “Cosmo d’Oro”, “Dante Boschiâ€, “Raymond Carverâ€, “Garcia Lorca†e numerosi altri).
http://www.paoloborsoni.net/poesia.htm    Â
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MONTE KOYA-SAN
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Tirando con l’arco
essere la freccia.
Scoccando la freccia essere l’arco.
E con la punta affilata che sibila
nell’aria slanciarsi verso il bersaglio.
Mentre l’acciaio acuminato
s’incunea tra gli atomi
della materia fondersi
con l’inquietudine densa
che vibra e freme
a ogni istante nel suolo.
Fra gli squarci e le ombre
fra gli alberi essere terra,
essere cielo
e con i calzari che affondano
sul sentiero sentire
che non c’è nulla
in questa vita e nel cielo
cui tendere
né destino cui giungere,
solo rare radure
dove flettere
fino al suo culmine il filo di un arco
e come una stringa sottile che vibra
e freme nell’aria
scoccare un’esile freccia
per colpire un bersaglio
che nella curvatura esiziale
della vita e del vuoto
è celato solo in quella scintilla
di emozione e di consapevolezza
che risplende dentro l’arciere.
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MONTI AZZURRI
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La sua mente divenne confusa.
Quando andavo a trovarla
non mi riconosceva più.
Ero un estraneo
capitato in quella sala per sbaglio.
E io non sapevo più cosa dirle.
La osservavo per ore in silenzio
seduto su una sedia sotto una pendola
che segnava sempre il medesimo istante.
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«Che bella vestaglia che hai»
bisbigliai sottovoce una mattina
chinandomi ad accarezzare
con la punta delle dita
gli orli della sua veste ricamata
che rilucevano a un raggio di sole
filtrato dopo i lunghi mesi invernali
con parole affiorate alle mie labbra
da chissà quale angolo silenzioso
della mente, dei ricordi, del cuore.
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«È di un azzurro così intenso»
sentii sussurrare.
Rialzai il capo sorpreso.
Ma aveva già il volto contratto,
gli occhi sgranati, lo sguardo
infisso sugli spigoli
dei muri dove si perdevano da anni
le stagioni, i sospiri,
i ricordi, i respiri.
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Per una sola timida parola
nella trama impallidita dell’anima
il muro di silenzio si era infranto
con quella commozione
che tutto riesce a far rivivere
in questa vita
e da cui tutto dipende
nella nostra inavvertita caduta
nell’insensato silenzio.
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MONTE KAILASH
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Esistono limiti per qualsiasi dominio,
forze in grado di vincere ogni potere.
Barriere fragili si oppongono a imperi
in apparenza invincibili;
reticolati cingono taglienti
tutti i possedimenti privati.
Ma tu – anche se non lo sai, amico mio –
possiedi un regno senza confini,
senza reticolati che lo racchiudano.
Esitando sul limine della soglia
come un ospite schivo, cerimonioso
che non voglia arrecare disturbo,
non portando con te alcun bagaglio
perché non hai nulla
da perdere o trattenere con te
in questo viaggio,
incamminati con la calma
delle passioni nel cuore.
Presta attenzione alla cedevolezza
lieve dell’erba sui pendii dei campi.
Al vibrare della luce
sulle foglie dei faggi in autunno
come una goccia di rugiada scintilla
e vibra di luce anche tu
e per riposare distenditi al suolo,
affonda con dolcezza fra i pini
dove sui rami penduli planano
piccoli uccelletti grigi crestati
che artigliati alle pigne
si dondolano giocosi
da acrobati spericolati,
soltanto per rallegrare te, amico mio,
che in questo viaggio ti senti perso
nella tua solitudine,
non accorgendoti
di essere l’assoluto sovrano
che sta visitando per la prima
e unica volta il suo regno
in festa con i suoi colori più vividi
e i suoi più allegri canti di gioia
per il suo unico, splendido signore,
illuminato dalla sua inquietudine,
dal suo esitare
e dalla sua luce interiore.
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