Per l’incontro di Dicembre gli amici di “Letteratitudini” si confrontano sulla “Bolgia di Ulisse”

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E’ per sabato 14 p.v. l’incontro di Letteratitudini. Il gruppo si è dato appuntamento per la mensile serata culturale ed ha programmato di affrontare la “Bolgia di Ulisse”, ma anche per il conviviale scambio di auguri in prossimità delle festività natalizie.

Ancora una volta introdurrà l’argomento Roberto Benigni che, attraverso un video, ci delizierà con la recitazione del XXVI canto dell’Inferno: “… di tante fiamme tutta risplendea l’ottava bolgia, sì com’io m’accorsi tosto che fui là ‘ve ‘lfondo parea…”

Argomento del canto è la visione dell’VIII Bolgia dell’VIII Cerchio (Malebolge), in cui sono puniti i consiglieri fraudolenti. Qui avviene l’incontro con Ulisse e Diomede, avvolti dalla stessa fiamma. Ulisse racconta a Dante e Virgilio le circostanze della sua morte. Egli dice che dopo essersi separato da Circe, che l’aveva trattenuto più di un anno a Gaeta, né la nostalgia per il figlio o il vecchio padre, né l’amore per la moglie poterono vincere in lui il desiderio di esplorare il mondo. Si era quindi messo in viaggio in alto mare, insieme ai compagni che non lo avevano lasciato neppure in questa occasione; si erano spinti con la nave nel Mediterraneo verso ovest, costeggiando la Spagna, la Sardegna, il Marocco, giungendo infine (quando lui e i compagni erano molto anziani) fino allo stretto di Gibilterra, dove Ercole pose le famose colonne. La nave era giunta allo stretto, tra Siviglia e Ceuta. Ulisse si era rivolto ai compagni, esortandoli a non negare alla loro esperienza, giunti ormai alla fine della loro vita, l’esplorazione dell’emisfero australe della Terra, totalmente disabitato; dovevano pensare alla loro origine, essendo stati creati per seguire virtù e conoscenza e non per vivere come bestie. Il Breve discorso li aveva talmente spronati a proseguire che Ulisse li avrebbe trattenuti a stento: misero la poppa della nave a est e proseguirono verso ovest, passando le colonne d’Ercole e dando inizio al loro folle viaggio. (…”O frati”, dissi “che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia d’ì nistri sensi ch’è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti…).

Il canto XXVI dell’Inferno si svolge interamente nella VIII Bolgia dell’VIII Cerchio, dove sono puniti i fraudolenti, e il protagonista assoluto è Ulisse, attraverso il cui personaggio Dante intende svolgere un importante discorso relativo alla conoscenza. L’Ulisse dantesco è dotato di insaziabile curiosità e abilità di linguaggio: giunto alle colonne d’Ercole, limite estremo delle terre conosciute, l’eroe rivolge ai compagni una “orazion picciola” che è un piccolo capolavoro retorico, con cui li esorta a non perdere l’occasione di esplorare l’emisfero australe totalmente invaso dalle acque (il mondo senza gente, come Ulisse lo definisce consapevole del fatto che è un luogo deserto). Il che è ovviamente un inganno, dal momento che non è possibile seguir “virtute e conoscenza”, né diventare “esperti de li vizi umani e del valore” esplorando un mondo disabitato: Ulisse vuole solo soddisfare la propria curiosità fine a se stessa, quindi trascina i compagni in un “folle volo” che infrange i divieti divini e si concluderà con la morte di tutti loro. Lungi da essere quindi un eroe positivo della conoscenza, Ulisse è per Dante l’esempio negativo di chi usa l’ingegno e l’abilità retorica per scopi illeciti, dal momento che superare le colonne d’Ercole equivale a oltrepassare il limite della conoscenza umana fissato dai decreti divini, quindi il viaggio è folle in quanto non voluto da Dio e per questo, punito con il naufragio che travolge la nave nei pressi della montagna del Purgatorio. E voi cosa ne pensate?

Chiunque desideri unirsi a noi sarà il benvenuto… A sabato 14, quindi, e buona cultura a tutti!                       

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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