Prima domenica di Avvento (A)

Gesù che parla alla gente“E’ tempo di svegliarci dal sonno!”

<<Commento di don Franco Galeone>>

(francescogaleone@libero.it)

 

Vegliate! State pronti!

Inizia un nuovo anno liturgico. Anche la vita del cristiano si svolge nel tempo civile (krònos), con le sue opere e i suoi giorni; la terra ruota attorno al sole secondo i grandi ritmi delle stagioni. Ma il tempo può essere vissuto anche in riferimento a Cristo, riempito della sua memoria, e allora abbiamo l’anno liturgico, che è la “organizzazione cristiana del tempo” (kairòs). Durante l’anno liturgico rappresentiamo (= rendiamo presenti) i misteri del Signore che ci hanno salvato. Se l’anno civile si chiude in se stesso come un cerchio o si ripete come l’eterna clessidra, l’anno liturgico è invece come una spirale, ha un andamento elicoidale per cui ogni anno celebriamo il Natale, la Pasqua … ma speriamo con una efficacia migliore. “Vegliate” è l’imperativo di maggior spicco nel brano del Vangelo che inaugura il nuovo anno liturgico. Il Signore, quando verrà, ci trovi vigilanti, non addormentati o distratti!

 

Il sonno è un pericolo per la fede!

Dopo aver letto questo Vangelo di cataclismi, il minimo che dovremmo provare è una “santa inquietudine”. Gesù esorta alla vigilanza, non in vista di un vago pericolo, ma in vista della fine dei tempi, del giudizio finale, l’evento più drammatico che possiamo immaginare. Le sue parole ci trasmettono un brivido, come quello che coglie certi animali alla vigilia di un terremoto. Sentiamo che non si tratta di una fantasia poetica o di una fiction mediatica, ma di una realtà vera, anche se futura. L’imperativo “Vegliate!” messo all’inizio dell’anno liturgico vuole significare anche un avviso generale, è un richiamo alla continua mobilitazione della coscienza. Gesù ha detto di non essere venuto a negare la Legge, ma a perfezionarla. Il “di più” che vi ha introdotto è una dose di inquietudine, è quel “vegliate” che non si accontenta di una tranquillante religiosità. Ci sono molte forme di sonno. Una, per esempio, è quella di lasciarsi prendere completamente dal vortice del tempo, con le sue suggestioni e i suoi richiami. Ogni periodo storico è ambiguo in se stesso: da una parte la vita, la cultura, gli interessi che ci assediano, ci invadono, ci occupano; la moda del momento, lo slogan di battaglia diventano la verità. Viviamo nella “caverna” di un sonno collettivo! Il pericolo per i cristiani è quello di vendere i valori trascendenti del Vangelo, come se fossero moneta fuori corso, e così anch’essi entrano nel grande sonno collettivo dell’immanentismo culturale. Crediamo di essere cristiani moderni, e invece siamo entrati nel grande sonno collettivo; abbiamo diluito le precise e decise parole del Signore.

Il credente ad-tente

Il credente è uno che non ha, non sa, non possiede! Personalmente sono convinto che molta ribellione al cristianesimo deriva in gran parte dalla pretesa, consapevole o confusa, dei cristiani di possedere Dio nella propria teologia scientifica, o nelle proprie istituzioni religiose. Abbiamo dimenticato la dimensione dell’attesa, della ricerca, del silenzio, così viva nei profeti e nei santi. Il credente non possiede, ma “attende”, cioè “tende verso” una salvezza che viene da Dio. E come sarebbe possibile possedere Dio? Dio non è un concetto che può essere “com-preso” dalla nostra ragione dialettica. Dio è una persona, e una persona va attesa, ascoltata, accolta. Anche nella comunione più intima, rimane sempre un elemento di non-possesso, di non-conoscenza, di non-condivisione. Dio, il Totalmente Altro e Diverso, va atteso perché viene nell’ora e nelle forme che noi non immaginiamo. Dio non può essere mai posseduto, ma va sempre cercato! Questa ricerca sapienziale non comporta disimpegno né scetticismo. Questa fragilità congenita ci impedisce anche di affidarci ciecamente alle “magnifiche sorti e progressive” della ragione strumentale. Molti credono che il cervello elettronico nasconde nei suoi lobi meccanici, nei suoi cristalli liquidi, la soluzione a tutti i problemi esistenziali; che una scheda perforata nel personal computer offre sempre la risposta giusta; a molti sembra una conquista questo mondo ordinato e sterilizzato, dalla culla all’eutanasia. Ma la terra “interamente illuminata dalla ragione, brilla all’insegna di trionfale sciagura”. Non è la Città di Dio che stiamo costruendo, ma la Torre di Babele! Guai a coloro che sono sicuri su come dev’essere fatto il mondo, a coloro che non hanno nessun dubbio di fronte all’uomo, che è e resta uno sconosciuto, un problema, un mistero! Nessuno deve mettere le mani sull’uomo, fosse pure in nome di immortali principi. Nella storia antica si legge di uno che, per costruire una nuova e bella Roma, bruciò migliaia di romani: quel folle si chiamava Nerone! Ancora oggi, c’è chi fa carriera o ricava profitto sulla pelle di tanti utili imbecilli o di poveri innocenti, il cui dolore grida vendetta davanti a Dio!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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