Sant’Agata dei Goti (Benevento), Vitigno Poliedrico
Tanti argomenti interessanti emersi dal focus che ha fatto da prologo alla Xii edizione di ‘falanghina felix’
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Attenzione puntata sulla necessità di comunicare efficacemente i vini
ottenuti da un poliedrico vitigno e diventati protagonisti della tavola campana
Mentre si attende l’apertura del sipario sullo scenario di Sant’Agata dei Goti (Benevento), che sabato 28 e domenica 29 settembre ospiterà la XII edizione di ‘Falanghina Felix‘, va registrato l’interesse che stanno suscitando tra gli addetti ai lavori gli aspetti emersi dal focus sul tema ‘La Falanghina come simbolo dell’agroalimentare in Campania’. L’incontro, rivolto agli addetti ai lavori (chef, sommelier ed enotecari), ha visto convergere a Benevento i protagonisti delle punte più eccelse della ristorazione campana. Il focus si è svolto nella sala ‘De Negris’ della Camera di Commercio, per l’occasione trasformata in uno spazio di degustazione professionale dove i partecipanti hanno potuto compiere un interessante viaggio sensoriale lungo le diverse rotte del vitigno falanghina. Il focus, coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella e dal giornalista enogastronomico Luciano Pignataro, è stato infatti seguito da un wine-tasting con protagoniste le etichette delle trentasei aziende partecipanti alla rassegna.
Il focus ha tracciato le tappe fondamentali del continuo miglioramento qualitativo che ha segnato le etichette di vino falanghina della Campania. Si è partito dagli anni Novanta, quando si registrava l’identificazione della falanghina come un prodotto di semplice beva, spendibile proprio per il suo “anonimatoâ€, preferito soprattutto da consumatori poco attenti. Un aspetto del resto rafforzato anche dalla testimonianza di Cotarella, che ha raccontato quando all’origine del suo lungo percorso gli veniva consigliato di utilizzare il vino falanghina per ottenere un ottimo vermut, proprio per le sue caratteristiche anonime. “Poi la rivoluzione seguita in venti anni che per noi enologi – ha continuato Cotarella – rappresentano due secoli. A chi mi chiede di raccontare del sesso di questo vino rispondo che ci troviamo di fronte ad una ‘signora con gli attributi’. E soprattutto ci troviamo di fronte ad un vitigno che come pochi altri in Italia riesce ad identificare un territorioâ€.
Questa rivoluzione ha camminato di pari passo in vigna e in cantina, accompagnata anche da quella compiuta sulla sfera prettamente commerciale, con “le bottiglie di falanghina – ha sottolineato invece Pignataro – che hanno a mano a mano conquistato le tavole di Napoli e della Capitale, assumendo il
ruolo di protagoniste nell’ambito della rivoluzione del vino campano. Nel frattempo – ha continuato – è iniziata anche la rivoluzione della ristorazione, con l’alleggerimento dei piatti e soprattutto con la maestria di tanti bravi chefâ€.
Proprio i protagonisti della ristorazione (chef e sommelier di strutture importanti della Campania) hanno raccontato questo percorso passo passo. La vera forza di questo vitigno – è stato sottolineato dai più – è diventata paradossalmente proprio la sua grande tipicità , riconoscibile in tutte le versioni, passando dalle ottime bollicine per accompagnare l’apertura dei percorsi a tavola, alle interessanti interpretazioni ‘passito’ ideali accanto alla tradizionale pasticceria partenopea. Nel mezzo, si pone un’interessante pattuglia di etichette da poter spendere sia sulla cucina più semplice che sui piatti gourmet che rivisitano il territorio della Campania Felix, soprattutto di quello bagnato dal mare. Senza tralasciare – è stato ancora raccontato – l’ottima riuscita anche delle proposte per gli abbinamenti con la pizza. Â
Il maggiore sforzo da mettere in campo nel futuro è quello di un’efficiente comunicazione che dia la giusta immagine a questo importante vino bianco, che cancelli definitivamente i retaggi di un passato che lo relegava lontano dai riflettori. “Bisogna avere la capacità di comunicare – è stato sottolineato in chiusura del focus dai conduttori dello stesso – la tipicità e la versatilità di un vitigno che proprio per le sue caratteristiche rappresenta, più di tutti gli altri, il simbolo dell’agroalimentare campanoâ€.
Questi gli operatori presenti al focus: Antonio Callea (ristorante Nunzia – Benevento), Antonio Amato (ristorante Il Flauto di Pan di Villa Cimbrone – Ravello), Pietro Carmine Fischetti (ristorante Oasis Sapori antichi – Vallesaccarda), Gino Oliviero (ristorante C&D – Portici), Gianni Piezzo (ristorante la Torre del Saracino – Vico Equense), Pietro e Mariarosaria Rispoli (ristorante Aladino – Salerno), Mariella Caputo (ristorante Taverna del Capitano – Marina del Cantone), Peppe Misuriello (Antica Osteria Marconi – Potenza),  Nicoletta Gargiulo (Grand Hotel Excelsior Vittoria – Sorrento), Pino Esposito (Risorante Sud – Quarto), Luigi Casciello (ristorante Antica Osteria Nonna Rosa – Vico Equense), Antonio Paradiso (Enoteca Paradiso – Benevento), Daniele Luongo (ristorante La locanda della luna – San Giorgio del Sannio), Angelo d’Amico (ristorante Le Macine di UnaHotel Il Molino – Benevento), Luigi Marotti (Enoteca Bar Elisa - Benevento) – Salvatore Ruzzo e Vincenzo Esposito (ristorante Il Foro dei Baroni – Puglianello).
Per ulteriori informazioni sul programma e i contenuti della rassegna si può consultare il sito www.falanghinafelix.it