XV Domenica tempo ordinario (C)
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Chi ama i fratelli, manifesta Dio
“Commento di don Franco Galeoneâ€
* La domenica “del buon samaritanoâ€. Nel Vangelo di oggi troviamo un insegnamento centrale in tutta la predicazione di Gesù. Attraverso la stupenda parabola del buon samaritano, Gesù ci fa capire chi è il prossimo; la lezione è chiarissima: il nostro prossimo è chiunque si trova nella necessità . Farsi prossimo dell’altro significa farsi carico della sua situazione, partecipare alle sue gioie e ai suoi dolori. Tutto questo ci costerà tempo, denaro, sacrificio. Proviamo difficoltà a commentare questo Vangelo di grande bellezza e profonda spiritualità . Cercheremo solo di sottolineare, come fanno gli allievi con l’evidenziatore, qualche espressione del Vangelo di Luca, la cui lezione è contenuta nelle ultime parole di Gesù, rivolte a ognuno di noi: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso!â€.
* Questo episodio del Vangelo si trasforma per tutti in un forte esame di coscienza. A volte sosteniamo che l’amore è impossibile, la generosità è utopia, fermarsi per aiutare è un rischio … Questa pagina di Luca ci insegna che non sempre l’uomo è un lupo per l’altro uomo! Mi ricordo di Valentino, un artigiano orafo torinese. Un giorno si accorse che nella sua macchina, nell’inverno ghiacciato, dormiva un drogato di neppure diciotto anni, consumato dall’eroina. Il suo primo impulso fu accompagnarlo in un centro di accoglienza per tossicodipendenti. Glielo propose, ma il giovane rifiutò. Allora gli disse: “Questa notte vieni a dormire in casa miaâ€. Fu il primo di tanti giovani che adesso stanno con lui, come in una famiglia, dove lui è quel padre che cercavano e che non avevano trovato.
* Alla fredda e distaccata domanda del dottore in teologia “Chi è il mio prossimo?â€, Gesù risponde con un’altra domanda: “Chi è stato prossimo?â€. La differenza è profonda. Il dottore della legge, l’esperto della vecchia religione, presenta una domanda teorica; egli pretende un elenco preciso delle persone da amare; una specie di lista dei poveri o di famiglie bisognose; Gesù non risponde con una teoria ma con un fatto concreto, obbliga a passare dalla contemplazione all’azione. Gesù rovescia la domanda. Non “Chi è il mio prossimo?†ma “Chi ha aiutato il povero?â€. E alla fine, non una raccomandazione, ma un comando preciso: “Va’ e fa’ anche tu lo stesso!â€. Nella nuova religione è più importante il fare che il sapere. E’ sconfitta ogni forma di intellettualismo etico. A Gesù non importa delineare confini, separazioni, gradi di prossimità , ma concreti atti di generosità .
* Sempre con il nostro evidenziatore, mettiamo ancora in luce una notazione polemica del testo. Da Gerusalemme a Gerico passano 27 km di una strada che si tuffa in discesa, da oltre mille metri giù nel deserto. Uno scenario pauroso, ambiente ideale per attentati: è la “strada del sangueâ€. Il samaritano è il diverso, lo scomunicato per eccellenza, rappresenta lo “stolto popolo che abita in Sichem†come è scritto senza troppi complimenti nell’Antico Testamento (Sir 50, 26). Ma proprio questo samaritano si ferma, pieno di tenerezza. Notare l’accumulo dei verbi e l’affettuosa attenzione con cui si prende cura di “un uomo†che neppure conosce. Invece il sacerdote di Gerusalemme, il levita di Gerico passano dall’altra parte della strada, guardano con fastidio il malcapitato. E noi? Nella strada della vita, che ha due lati, quale direzione prendiamo? Il lato più comodo può risultare sbagliato! Il sacerdote e il levita avevano mille motivi per non fermarsi: l’orario, la preghiera, il lavoro … Davanti a Dio ha ragione solo chi sa fermarsi.
* Le strade sono pericolose non per la presenza di malfattori ma per l’assenza di benefattori. Non sono i briganti a rendere pericolosa la strada ma l’indifferenza dei buoni! Anche noi cerchiamo il paradiso, ma come pensiamo di arrivarci? La risposta è chiara e univoca: “Ameraiâ€. Come dire che il primato appartiene al fare e non al dire!