Usura: denunciata la Banca d’Italia.
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2/7/2010
CATANZARO – Non ha paura di niente Nino De Masi. E forte di quanto riscontrato anche dall’Authority per il libero mercato e la concorrenza, ha deciso di muovere guerra alla stessa Banca d’Italia, con una querela dalle accuse pesanti, Spiega l’imprenditore calabrese che a seguito delle vicende che hanno interessato il Gruppo De Masi nei rapporti con le Banche ed in considerazione del comportamento anomalo della Banca d’Italia, è stata presentata una dettagliata denuncia-querela nei confronti della stessa per una serie di gravissimi reati (omessa vigilanza del sistema creditizio, concorso in usura, in riciclaggio, in falso in bilancio, in appropriazione indebita, in truffa, oltre che per turbativa del libero mercato, mancata applicazione della L.231/01 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche, per aver avallato un comportamento illegale da parte di un perito da essa stessa indicato, per concorso in estorsione, per aver permesso le segnalazioni eseguite dagli intermediari bancari, frutto di false attestazioni dei propri funzionari).
«Tutti fatti scaturenti – scrive De Masi – dal comportamento assunto dalla stessa e dagli accertamenti eseguiti nel processo di appello a carico di, Marchiorello, Geronzi, Abete ed altri, pendente dinanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria. Inquietante la posizione del Ctu D’Acunto, indicato dalla predetta Banca d’Italia, che non solo ha commesso errori procedurali, impedendo ai Ctp di partecipare alle operazioni peritali, ma ha affermato la inesistenza della usura, pur dinanzi ad una sentenza del Tribunale di Palmi, passata su tale capo in giudicato, che afferma cosa totalmente diversa».
«In tale contesto – continua De Masi – ove risulta palesemente la immedesimazione della Banca d’Italia rispetto alle sorti delle parti del processo, conseguenza, probabilmente, della costituzione dell’assetto patrimoniale, essendo il capitale di questa composto dalle medesime banche private, ed in totale assenza di elementi che possano rappresentare un’azione positiva di vigilanza e contrasto della medesima Banca d’Italia rispetto al comportamento ripetuto assunto dalle banche private, il Gruppo De Masi ha ritenuto che il pentolone andava scoperchiato, con assunzione di responsabilità da parte di tutti coloro che hanno realizzato, causato o consentito l’azione illecita delle banche nei confronti dei cittadini ignari ed, in particolare, di quelli del Sud e della Calabria».
L’usura ha proseguito in Calabria il suo percorso e la Banca d’Italia che avrebbe dovuto vigilare non è, certamente, intervenuta con la trasparenza e l’incisività necessaria, osserva De Masi. Quanto emerso nel procedimento penale, brillantemente e serenamente, condotto dalla Corte di appello di Reggio Calabria, e quanto emergente da altre indagini hanno consentito di poter acclarare una situazione anomala che qui di seguito, brevemente, si evidenzia:
«a) una sentenza del Tribunale di Palmi ha affermato che diverse banche hanno praticato l’usura nei confronti delle aziende del Gruppo De Masi e che i sistemi di controllo non hanno funzionato;
b) una nota della Polizia Tributaria di Matera del 27.04.09 ha affermato che i software delle banche per il controllo dei tassi di interesse sono manipolati;
c) il sistema bancario italiano pratica il più alto costo dei servizi bancari d’Europa, specialmente nel meridione ed in Calabria;
d) in una nota del sindacato dei lavoratori bancari (Fabi) si afferma che le ingenti perdite della banche sono state compensate dalle “4 manovre sui tassi e sulle spese”, asserendo, inoltre, “che sarà compito dei colleghi evitare che i clienti chiudano i conti e chiedano il rimborso”;
e) nelle assemblee di approvazione dei bilanci delle banche, con verbale notarile, sono riportate affermazioni di soci che parlano di “bilanci falsi” “tassi e spese usurarie” ed “attività di riciclaggio”;
f) l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (Antitrust) ha, come anche la CONSOB, emesso molti provvedimenti sanzionatori contro le banche e ha provveduto, con l’indagine conoscitiva IC36, a denunciare la presenza di un cartello bancario che priva il mercato dalla libera concorrenza;
g) la stessa Autorità Garante, con lettera del 16.04.2010 evidenzia a Banca d’Italia come, da indagini effettuate, in alcune regioni, come la Calabria, risultano applicati tassi di interessi superiori al 20% (a cui va aggiunta la CMS). Affermazione questa che da sola certifica l’illegalità del comportamento delle banche, senza alcun intervento decisivo da parte della Banca d’Italia. Fatti, questi, gravissimi che sono stati, finora, ignorati e che non possono, sicuramente, essere oltre tollerati».
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