IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
In Italia, il finanziamento pubblico ai partiti, chiamato con un eufemismo rimborso delle spese elettorali per aggirare il referendum abrogativo del 1993 e la tagliola della Corte Costituzionale, è il più elevato del mondo: 200 milioni di euro all’anno con il minore controllo in assoluto. Nessun controllo nel merito delle gestioni da parte della Camera e del Senato e nessun controllo di merito dei Revisori dei conti nominati dai Presidenti dei due rami del Parlamento. Al punto che nella premessa al Rapporto di ciascun anno i revisori precisano che “ il Collegio limita la propria indagine al rispetto formale degli obblighi informativi previsti dalla legge ed alla verifica della completezza del contenuto dei documenti esaminati secondo lo schema legale. Il controllo non si è quindi esteso alla verifica della corrispondenza dei fatti gestionali rilevati nei documenti con l’effettiva situazione fattuale, nè tanto meno, al riscontro di eventuali omissioni di carattere sostanziale nelle rilevazioni contabili, ritenendo tali indagini non rientranti nella competenza di questo Collegio”.(Rapporto per gli anni 2005e2006). Che tradotto significa, ad esempio, che i soldi dei rimborsi che per legge devono andare ai partiti possono anche essere riscossi da associazioni costituite da poche persone in nome del partito o dirottati altrove senza che nessuno dei controllori abbia qualcosa da eccepire. La stessa Corte dei Conti non controlla nulla di rilevante. In 16 anni, a partire dal 1994, i rimborsi elettorali sommati ai finanziamenti ai giornali di partito sono stati di 3 miliardi di euro, oltre 6000 miliardi di vecchie lire. Ma c’è di più e di peggio: i giornali di partito, che sui 3 miliardi pesano 600 milioni, spesso finanziati con milioni di euro come il Campanile Nuovo o il Foglio o la Padania e altri, li leggono in pochissimi e per alcuni di essi, dimostrare che sono giornali di partito è come fare il triplo salto mortale. Inoltre il “ rimborso”, dal 2002, legge del governo Berlusconi, tutti d’accordo, viene dato anche se la legislatura muore prematuramente e si somma a quello della legislatura successiva. La somma astronomica viene computata sulla base di 1 euro per ogni anno di legislatura e per il numero dei cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali della Camera. Neanche in base a quanti fanno lo sforzo di andare a votare! Più grave e incomprensibile per la pubblica opinione è che il divario tra quanto dichiarano i partiti di avere speso per affrontare la campagna elettorale e i rimborsi che ricevono è enorme. Sommando le spese dichiarate dal 1994 al 2008 dai partiti e quanto hanno ricevuto le cose stanno così: 579 milioni spesi e 2.253.612.233 miliardi ricevuti. Allora, non di rimborsi si tratta, dal momento che la differenza è del 389 per cento, ma di vero e proprio finanziamento pubblico abrogato dagli italiani con una vittoria dei Si al Referendum del 90 per cento dei votanti.
Un’ultima considerazione. Chiunque partecipi a incontri culturali e politici con i cittadini il rancore che spesso sconfina nell’odio verso i partiti e la politica si tocca con mani e in genere si tratta di persone orientate a votare per il centro sinistra. L’attacco rancoroso e brutale è sempre agli stipendi dei parlamentari e al finaziamento dei partiti. Neanche le argomentazioni pù documentate e pacate riguardanti stipendi, liquidazioni e rendite di milioni di euro dei manager di società e di aziende pubbliche e private come i 40,6 milioni di euro incassati da Profumo dopo 13 anni e mezzo alla guida di Unicredito, i 16,6 milioni di Geronzi per 11 mesi alla guida delle Generali pari a 47982 euro al giorno ai quali vanno aggiunti 2,3 milioni di retribuzione, ai quali vanno aggiunti 9,2 milioni per i tre anni in Mediobanca, ai quali vanno aggiunti 20 milioni di buonuscita da Capitalia, ai quali vanno aggiunti 54 milioni di lire al mese di pensione dal 1996, riescono a fargli cambiare in parte idea(S.Rizzo-Corriere della sera,10 Aprile 2011).
Ebbene, per combattere in maniera più incisiva la battaglia contro Berlusconi, Ugo Sposetti, senatore e tesoriere del PDS-Ds ( dal momento che la gestione della cassa è rimasta separata quando è nato il PD) non ha fatto di meglio che proporre un finanziamento di ulteriori 185 milioni di euro all’anno alle Fondazioni politiche dei partiti. Fiananziamento motivato per attuare l’articolo 49 della Costituzione. Sposetti conosce certamente i dati dei versamenti relativi al 5 per mille: i primi cinque soggetti finanziati con 36 milioni di euro, sono le seguenti associazioni: Medici senza Frontiere, Emergency,Unicef,Airc e Ail. Le fondazioni politiche hanno ricevuto pochi euro: 7 mila quella di Alemanno e 15 mila quella di Amato e D’alema. E poi sa anche che l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione non c’entra nulla. Quindi, la proposta avrebbe potuto risparmiarsela. Anche perchè è ben strano che il clima non venga colto da chi ha avuto esperienzae vere di militanza politica e dovrebbe per questo allertare le antenne.