DELITTO MARINALBA, IGNAZIO FORTINI CONDANNATO ANCHE IN APPELLO. PER LUI DICIOTTO ANNI DI CARCERE
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di Daniele Palazzo
Sentenza di primo grado sostanzialmente confermata in quanto al processo che, per l’omicidio della prostituta brasiliana Marinalba Silva Costa, vedeva alla sbarra il Geometra di Letino Ignazio Fortini. Pur riducendo di tre anni la pena inflitta in sede di primo grado al ventisettenne del centro dell’Alto Casertano, i Giudici della Corte d’Assise d’Appello di Campobasso hanno condannato Fortini a diciotto anni di reclusione. Rigettate, dunque, sia la richiesta della Pubblica Accusa, che chiedeva l’ergastolo, sia quella della difesa, che, facendo leva su una ricostruzione che deponeva per una totale deficienza di prove a carico dell’accusato, premeva l’assoluzione del ragazzo. Come si ricorderà , la quarantottenne d’Oltreoceano, che esercitava il mestiere più antico del mondo in un monolocale di Vico III Belvedere, nel pieno del centro storico di Isernia, fu trovata morta, in una pozza di sangue, nell’appartamento che, preso in fitto qualche tempo prima, usava a fini di prostituzione personale. Era il 7 marzo del 2008. All’esame autoptico, risultò che la donna era stata ammazzata con una coltellata al petto e che aveva tentato disperatamente di difendersi. Dopo una serie di indagini ed accertamenti e rilievi in vaie direzioni, che si rivelarono infruttuosi, il 18 luglio successivo al delitto della fortunata ex ballerina carioca, la svolta. I Carabinieri della campagna di Isernia si portarono in provincia di Caserta, precisamente a Letino, dove arrestarono l’allora ventiquattrenne Ignazio Fortini. Al giovane si arrivò analizzando il tabulato del telefonino della vittima, che, fino al giorno del delitto, era stato nella piena disponibilità della donna assassinata. Il fatto che ha inchiodato l’accusato è che il cellulare di Marinalba Silva Costa fosse usato dalla fidanzata dei Fortini, a cui lo stesso imputato l’aveva regalato. Come poteva spiegarsi la circostanza? Sia per i Giudici di primo che per quelli che lo hanno giudicato in fase di Corte d’Assise d’Appello, il fatto deponeva unicamente per la piena colpevolezza del Geometra letinese, che, come fa dal giorno dell’arresto, continua a protestarsi innocente. A poco, dunque, sono contate le constatazioni che l’arma del delitto non è stata mai ritrovata e che, sulla scena dell’omicidio sono state trovate pochissime tracce di Fortini, che, comunque, aveva ammesso che, il giorno in cui un fendente mortale pose fine alla vita della brasiliana, era stato nell’appartamento della donna, ma solo per consumare con lei un fugace rapporto sessuale. La sua versione dei fatti, però, non ha mai convinto la i Giudici chiamati a decidere sul suo caso. Neanche quelli del nuovo grado d’Assise, che, pur riducendogli la pena di tre anni, lo hanno ritento pienamente responsabile del reato ascrittogli.