Il sigillo di Mondragone e il mostro/drago di Alvignanello

Di Tommaso  D’Alessandro

La leggenda dei Dragoni, il dominio dei Draghi Giganti. La Campania è una regione imbastita da trame storico/mitologiche che narrano di bestie mostruose, ancestrali, sanguinarie. La presenza di queste creature sarebbe sancita da simboli Reali e loghi che, pur avendo varie possibilità di interpretazione, dettano la firma  di una passata e antica egemonia di queste mostruose chimere. Come riporta la pagina Facebook ”Terra Aurunca” vi è un sigillo che è il simbolo della città casertana di Mondragone. Sulla pagina si legge quanto segue:

Questo  sigillo  che venne repertato nel 1920 dal British Museum che lo acquistò da un privato collezionista è costituito da una matrice in bronzo recante la scritta Rocca Mondragone ed al centro un Drago su un tumulo, una rocca appunto, che costituisce ancora oggi il vessillo del comune di Mondragone”.  ( Foto tratte  dal sito  del  FAI).

Osservando bene la sua incisione notiamo però che la creatura raffigurata è priva delle zampe anteriore. Ciò rimanderebbe più che a un Drago classico a  un’altra creatura mitologica similare, ossia la Viverna, un DRAGO leggendario di dimensioni più contenute, la cui parte posteriore del  corpo  è somigliante a un serpente, con una appendice terminale a forma di uncino. Secondo la leggenda questo rettile mitologico,  grazie a questa struttura  caudale, ucciderebbe iniettando un veleno mortale e paralizzante nella giugulare della vittima prescelta. Molti affreschi antichi raffigurano  scene di lotta tra gli Angeli e queste ancestrali  Viverne.

           Il mostro/drago  di Alvignanello: una storia vera

E se alcune di queste storie sembrano avere  dei richiami del tutto leggendari, ve ne sono altre  che invece serbano  i contorni di eventi di cronaca vissuta, una in particolare che abbiamo trattato in passato fu anche investigata dalle autorità. Una storia quindi assolutamente reale e certificata. Tutto comincia alcuni mesi fa in un piccolo ma affascinante borgo nella provincia di Caserta, al centro di episodi relativi alle apparizioni di un essere bipede con caratteristiche da drago.   Questo paese è Alvignanello, una Frazione di Ruviano. La strana creatura, descritta come alta oltre i 5 metri ( o forse molto di più) marcava il territorio lasciando impronte giganti di circa un metro di lunghezza, con tre artigli, i cui calchi furono recuperati dallo studioso e anche testimone oculare Vincenzo Tufano, e fatti poi analizzare da esperti zoologi e Carabinieri Forestali.Lo stesso Vincenzo Tufano ci racconta retroscena inediti, quando insieme alle autorità rinvennero decine di queste impronte giganti e ”zampate” sui tronchi, in una zona boschiva di Alvignanello, e che simili tracce denotavano una postura bipede del colossale  animale, ritenuto sconosciuto dagli stessi esperti. Queste orme soprannominate poi con l’appellativo di ”Impronte del Drago” impressionarono molto i locali contadini coinvolti in questi ritrovamenti misteriosi e inquietanti. ”Nessun animale selvatico noto ha zampe così immense”!, affermavano gli abitanti, certi di essersi trovati davanti a una creatura infernale che divorava bestiame in modo brutalmente  violento.  Sembrava inoltre che questa mostruosa bestia lasciasse dietro di se anche brandelli di epidermide multicolore, sparsa tra i rovi e tra i resti degli animali predati, un po come fanno i serpenti in fase di muta, ma totalmente differente da quest’ultima. Infatti  analisi più approfondite dimostreranno  che questo rivestimento squamoso, a contatto  con acqua calda, mutava il suo colore base per poi ritornare a quello originario. ( Tutte le risultanze delle analisi sono nell’archivio di Vincenzo Tufano e tutte le prove raccolte sono molto convincenti). Vi sono anche delle foto che immortalerebbero questa enigmatica presenza nelle acque del fiume Volturno, dai tratti molto simili a un rettile preistorico gigantesco. Ogni giorno la zoologia cataloga centinaia di specie animali nuove, incredibilmente ”aliene” nel loro aspetto. Potrebbe essere questo l’ennesimo  caso? O si tratta realmente di un ”drago” della mitologia antica?  E ci può essere un filo invisibile che collega le storie leggendarie e del folklore Campano con le apparizioni di Alvignanello? 

Se fosse così si tratterebbe di uno dei pochissimi casi in Italia ( forse l’unico vista l’ingente mole di prove fisiche raccolte) dove un piccolo borgo di provincia ha avuto la fortuna di ”ospitare” una di queste inafferabili chimere.   Il mistero è ancora aperto!              

( Fonti: ”Terra Aurunca”.  Bestiario mitologico. Archivio indagini di Vincenzo Tufano”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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