NUOVO ARTICOLO 67 FINE DELLA RAPPRESENTANZA
di Raffaele CARDILLO
Stiamo assistendo, oggigiorno, a una irreversibile mutazione genetica della forma di Governo della nostra Repubblica.
Rileviamo <de facto> che essa è sempre meno “parlamentare e sempre più “governisticaâ€, ovvero chi detiene il potere esecutivo ha il dominio assoluto della scena politica, mentre quanti rappresentano il potere legislativo si devono attenere <obtorto collo> a quanto stabiliscono i governanti, un vero nodo scorsoio che sta strangolando quanto rimane della DEMOCRAZIA!
La questione sulla <fiducia> sulla legge elettorale imposta dal Premier, come l’ultima spiaggia o altrimenti la fine della legislatura: rappresenta una sorta di ricatto che ripropone un velato autoritarismo, al quale un folto stuolo di parlamentari non può far altro che soggiacere, pena il rischio di non essere più rieletto.
Per non parlare della grossa stortura che rappresenta “l’Italicumâ€, per l’abnorme premio che contiene, per i capilista bloccati e, soprattutto, per il doppio turno nazionale, dal quale si desume che ad essere scelto è il Capo del Governo e non il Parlamento.
Circa, poi, l’articolo 67 che così recitava: ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincoli di mandato; ebbene nella presumibile nuova Costituzione viene omesso il termine “rappresenta†e ribadito l’asserto “senza vincoli di mandatoâ€!
Un palese stravolgimento della vecchia Carta Costituzionale che mette in discussione se non annulla quelli che erano i presidi delle libertà democratiche: il principio della “RAPPRESENTANZA†non può essere impunemente calpestato, perché costituisce l’unico baluardo a potenziali e irresistibili tentazioni degenerative del nostro attuale sistema politico.
Si sta assistendo, in definitiva, al tracollo delle Istituzioni, dove a un manipolo di pochi, grazie ad una legge elettorale orrenda, e a un disgustoso premio di maggioranza, viene conferito un potere assoluto, senza lacci e lacciuoli, che consente loro di <nominarsi e irreggimentare> a proprio piacimento i principali organi dello Stato.
O tempora, o mores!