14 luglio 2024 – XV Domenica del Tempo Ordinario (B)Il profeta riceve lo stipendio solo da Dio! (Mc 6,7)

14 luglio 2024 – XV Domenica del Tempo Ordinario (B)
Il profeta riceve lo stipendio solo da Dio! (Mc 6,7)
1) In Israele, il profetismo non è un’istituzione come la regalità
o il sacerdozio: Israele si può dare un re, un sacerdote, ma non
un profeta, che è sempre un dono di Dio; profeta si diventa
per una speciale chiamata di Dio, non per designazione o
consacrazione degli uomini. Amòs non è, come Amasìa, un profeta stipendiato dal re, un cappellano
di corte: egli è scelto da Dio, dev’essere fedele solo a Dio (I lettura). In Marco, il profeta ha la
vocazione speciale di annunciare il vangelo, e lo stesso Gesù descrive come dev’essere equipaggiato
il profeta nella sua azione missionaria (vangelo).
Prima lettura
2) Collochiamo il brano di Amòs nelle sue coordinate storiche. Siamo nel regno del Nord (detto anche
di Samaria o d’Israele o di Efraim), al tempo del re Geroboamo II (VIII sec. a.C.). Il paese è all’apice
della potenza economica. Anche la religione viene praticata e favorita; i santuari sono pieni di
pellegrini che portano soldi e doni al tempio. A suo modo, anche Geroboamo II è un re religioso:
stipendia i sacerdoti e le spese dei templi. Uno splendido accordo di sacerdotium et regnum, di trono
e altare! Sembra che stiamo parlando dei nostri tempi! Un giorno arriva a Betèl, dove sorge il
santuario maggiore, un uomo rude, dal volto bruciato dal sole, perché è un mandriano di pecore
(ר ֵ֥ וקֹבּ (e un raccoglitore di sicomòri (יםִִֽׁ מְ קִׁ ש ס ֵ֥ולֹוב .(ּIl suo nome è Amòs di Teqòa, a pochi chilometri da
Bet Lèchem (לחם בית .(Invece di rallegrarsi per la ricchezza e la pace che regnano, si scaglia contro il
re, attacca i sacerdoti stipendiati, i magistrati corrotti e i commercianti disonesti… Il motivo? La
ricchezza è privilegio solo di alcuni, fa dimenticare Dio, conduce all’idolatria. La stessa religione è
solo menzogna ed esteriorità: “Io detesto le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni
sacre; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco le vostre offerte, e le vittime grasse come
pacificazione io non le guardo. Lontano da me il frastuono dei vostri canti: il suono delle vostre arpe
non posso sentirlo! Piuttosto scorra il diritto come le acque e la giustizia come un torrente perenne”
(Am 5,21). Di fronte a tali denunce, il capo dei sacerdoti di Betèl, Amasìa, va dal suo padrone che lo
stipendia e poi minaccia: “Questo è il santuario del re. Torna al tuo paese se ti sta a cuore la vita!”
(Am 7,13). Amòs gli risponde: “Non sono un cappellano di corte, come te. Non ho bisogno di adulare
nessuno. Vado via, ma prima ascolta queste mie cinque profezie: tua moglie batterà il marciapiede;
i tuoi figli saranno uccisi in guerra; le tue ricchezze finiranno ad altre persone; tu morirai in terra
straniera; il regno d’Israele sarà distrutto”. Tutto si avvera: nel 721 il re assiro conquista la Samaria.
Finiva così “l’orgia dei buontemponi” (Am 6,7).
3) Necessità della burocrazia e del carisma
Ricordiamoli questi due personaggi opposti e così attuali. Le leggi della sociologia ci insegnano che
istituzione e carisma non vanno mai d’accordo. È vero, ma nella chiesa non deve accadere: il Concilio
insegna che tutti i credenti sono profeti, che il popolo di Dio è un popolo profetico. Purtroppo, nella
storia si sono verificati molti dissidi tra i tutori dell’istituzione e i profeti. È un dissidio doloroso, che
esige pazienza, ma anche coraggio. Guai a noi se tacciamo per una malintesa prudenza, per non
incorrere nei fulmini della scomunica! Chi crede, chi ama, non può tacere. Chi vive tranquillo
nell’istituzione, eseguendo quanto gli viene chiesto, senza turbamenti interiori, non è un innamorato
né di Dio né dell’uomo.
Li mandò a due a due …
4) Mandati! Lo siamo tutti anche oggi, da Gesù in persona, per il semplice fatto di avere ricevuto il
battesimo. Gli apostoli anzitutto e missionari per primi. E gli altri, i laici? Anch’essi sono inviati,
perché la missione è un dovere per tutti. Difficile far capire ai cristiani distratti cosa è una missione;
forse i grossi libri non servono. Bisognerà fare come Gesù: prendere alcuni in disparte, non le masse,
ma a due a due, senza proclami, solo con qualche consiglio semplice. Sarebbe bello che il vescovo,
radunato un piccolo gruppo, dicesse queste parole in tutta semplicità: “Cari amici, voi siete mandati.
Non lontano ma a casa vostra. Volete fare i missionari di mestiere? Bene, ecco come: “State insieme
in famiglia, parlatevi, pregate insieme, soprattutto amatevi. Date una mano ai vostri vicini. Abbiate
pazienza con i vecchi, visitate i malati. Non pensate solo alle ricchezze, perdonate e chiedete perdono.
Occupatevi anche dei problemi della vostra città, non criticate perché la società non ha bisogno di
giudici né di giustizieri, ma di amici. Andate a messa la domenica, salutate tutti, regalate un sorriso:
c’è tanta tristezza in giro. Lavorate, guadagnate, ma date a chi ha meno di voi. La sera andate a
dormire in pace, prima però fate quattro chiacchiere con Dio!”. Ecco come farsi missionari, siamo
tutti mandati per fare queste cose. Sono troppe? Non è obbligatorio riuscire a farle tutte:
obbligatorio è solo l’impegno! BUONA VITA e BUONE VACANZE!
Le Sante Radici – הקדשים השׁרשים — Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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